lunedì 22 settembre 2008

Il Burocrate (*)


E’ l’animale sociale per eccellenza. Nel senso che è l’unico essere legalmente autorizzato e istituzionalmente preposto ad amministrare i rapporti pubblici.
Di natura sedentaria e stanziale, il burocrate individua il suo habitat naturale nell’ufficio territoriale di appartenenza, un sito ben delimitato e facilmente dominabile nel quale si storicizza per decenni portando a compimento il suo ciclo vitale e biologico.
Qui, in osservanza e in conformità alla sua indole e al suo status, si fonde e si mimetizza armoniosamente con la sedia ergonomica ed entra in perfetta e gioiosa simbiosi con la scrivania multifunzionale.
Sapiente cultore del codicillo normativo, il burocrate respinge tutto ciò che non sia adeguatamente vidimato, bollato, protocollato, autenticato, e non esita a spedirti in umile pellegrinaggio da un ufficio ad un altro se sulla tua pratica manca una virgoletta, una lineetta o un puntino.
Avendo ricevuto in dono, all’atto dell’assunzione, la sacra coppa della calma serafica e il divino calice della flemma olimpica ben tollera le lungaggini parossistiche e le lentezze esasperanti e anzi, temendo possa derivargliene uno stress eccessivo, evita e aborrisce il disbrigo sollecito e la risoluzione rapida.
Nei rapporti con gli altri soggetti della sua specie è incline all’assoluto rispetto delle reciproche competenze e responsabilità. E perciò se la ricerca di un documento sepolto in una carpetta sepolta in uno scaffale a sua volta sepolto in un archivio rientra nelle mansioni di un altro burocrate è inappellabilmente a quell’altro che dovrete rivolgervi.
Generalmente il burocrate si procura le sostanze nutritive necessarie al proprio metabolismo attraverso l’assunzione quotidiana di provvedimenti normativi, circolari esecutive, decreti ministeriali, leggi regionali, gazzette ufficiali, disposizioni finali.
Qualora, poi, l’esecuzione operativa dei suoi compiti comporti uno spostamento dal suo ufficio ad uno collocato a qualche isolato di distanza, il nostro soggetto non vi adempie se non ricorrendo al veicolo della pubblica amministrazione e previa attribuzione di una adeguata indennità di rischio.

Inattaccabile, inossidabile e inespugnabile, il burocrate si amalgama compiutamente al suo sistema di automatismi procedurali e di formalismi impersonali e si defila con fiera indignazione di fronte a qualsivoglia tentativo di cambiamento, snellimento, alleggerimento, sburocratizzazionamento.

Fanaticamente rispettoso del lessico burocratese (quello che Calvino definisce “l’anti-lingua”), egli ti chiama “utente”, ti anagrafizza e ti normatizza, indi ti sevizia con interminabili e perverse compilazioni modulistiche.
Fortunato detentore dell’ormai chimerico e privilegiato “posto fisso”, ne difende ad oltranza l’inattaccabilità e l’integrità ricorrendo, all’uopo, a studiatissime contorsioni sindacali e a finissime acrobazie legali. Poiché il burocrate è l’esemplare rappresentativo di una organizzazione capillare che domina e regge la vita civile e sociale, per diventare cittadini attenti e consapevoli è di vitale importanza uniformarsi, istituzionalizzarsi, amalgamarsi, omogeneizzarsi a questo universo di timbri e carta da bollo. Nonché rassegnarsi e trovare un santo cui votarsi

(* questo post è una gentile concessione dell'insegnante Angela Mancuso)

domenica 14 settembre 2008

Quando il web va oltre il web

Quando il web va oltre il web

E’ capitato per caso: avevo solo postato in un blog e Andrea non sapevo nemmeno chi fosse.

Avevo appena ascoltato una canzone su Baldoni... e scopro che, in questa Italia sempre più qualunquista, qualcun altro ricorda ancora il suo nome....
Così, educatamente e in punta di piedi (come si conviene quando ti introduci in un ambiente che non conosci) mi permetto di rilevare che Papetti non è il primo né l’unico artista a mantenere vivo il ricordo di Enzo. Immediata la risposta di Andrea. Educata ed in punta di piedi: “è vero, il mio cd viene pubblicato ora, ma la canzone su Enzo è nata il giorno che ho appreso della sua uccisione, dopo una notte insonne”.

Credo che il miglior modo per descrivere Andrea Papetti sia farlo attraverso le sue canzoni: e chi meglio della Brigata Lolli è deputata a farlo? “Nelle sue canzoni” - dicono i tipi della Brigata - mescola minimalismi ed esperienze, speranze e sogni. Andrea osserva il mondo, ci si scontra e lo canta, in bilico tra illusioni e delusioni, con un'aria che ricorda vagamente il primo De Gregori, quello ventenne di Da Qui a Saigon.Insomma, un talento emergente che ama la letteratura; scrive poesie e le traduce in musica.
E riempie i nostri cuori delle sue emozioni: di rabbia e di dolore...
Si, perché Andrea ci parla di “un eroe che ha distrutto l’omertà con la sua voce e la sua mano”; Peppino Impastato. E non è un caso se chiude sempre i suoi concerti con “L’uomo della verità”, la canzone per Peppino. Andrea canta dell’uomo e della solitudine che lo circonda: lo fa in Inferno Baghdad con una forza tale che ci è difficile dimenticare. Enzo, uomo di pace, abbandonato da uno Stato lontano e disinteressato e da un Dio che lo ha dimenticato...

Andrea continua a lottare. “Mi batterò con tutte le mie forze per far conoscere a più persone la storia di Enzo. Oltre a questo posso fare ben poco.”
Sono queste le sue parole: caro Andrea, tutto questo lo chiami “poco”?

Bloggando per caso: così ho conosciuto Andrea.
Grazie, sig. Web!